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A partire dal 1942, le motosiluranti affiancarono le torpediniere anche nei ruoli di scorta ai convogli tedeschi nel Baltico, finendo per essere coinvolte in alcuni importanti scontri navali svoltisi nella Manica. Se il 13 maggio ‘42, siluranti inglesi affondavano due piccole torpediniere al largo di Boulogne, il 23 ottobre del 1943 motosiluranti e torpediniere tedesche di scorta ad un piccolo convoglio respingevano un attacco inglese, affondando l’incrociatore leggero CHARYBDIS e un cacciatorpediniere. Il successivo 28 dicembre, tuttavia, un attacco di motosiluranti tedesche contro due incrociatori inglesi finiva con l’affondamento di tre delle unità attaccanti. Anche sul Mar Nero le motosiluranti tedesche ottennero ragguardevoli successi, in appoggio alla minuscola flotta dell’alleata Romania (quattro cacciatorpediniere e il sommergibile DELFINUL ), e affiancate dal piccolo gruppo navale italiano guidato con eccezionale abilità dal comandante M.o.v.m. Francesco Mimbelli. Qui, sin dall’estate del 1941 si era scatenata una piccola ma ferocissima guerra navale a bassa intensità: per contrapporsi all’ingente forza navale sovietica, dislocata soprattutto a Sebastopoli con una corazzata, tre incrociatori, una trentina di caccia e una cinquantina di sommergibili, la Kriegsmarine trasferì - per ferrovia - sei piccoli U-Boote, 23 dragamine e dieci motosiluranti. Le perdite inflitte dalle flottiglie italo-tedesche alla Flotta russa del Mar Nero furono notevoli: una cinquantina di unità da guerra e 300.000 t. di naviglio mercantile affondate, oltre al danneggiamento di una corazzata (successivamente radiata), ed il siluramento - da parte italiana - di un incrociatore. Inoltre, le forze navali leggere impiegate dall’Asse in tale teatro operativo, contribuirono alla presa di Sebastopoli e della Crimea da parte delle truppe del Maresciallo von Manstein, distruggendo, nell’estate del ‘42, numerosi convogli russi diretti alla fortezza assediata (con un caccia, tre petroliere e una ventina di mercantili affondati).

Poco costose, gestibili con equipaggi ridotti, e al tempo stesso d’impiego assai flessibile grazie alla rapida evoluzione tecnologica di quegli anni, le motosiluranti (con tutte le sottoversioni - motodragamine, vedetta antisom, posamine e pattugliatore veloce, ecc.- derivate) diedero un eccellente contributo in molti teatri d’operazione. Dell’Italia abbiamo già fatto cenno: tra i cinquantuno Mas in servizio nel giugno 1940 (più altri 14 in costruzione) si trovavano veri campioni di velocità, con i quasi 52 nodi della “classe 500” prodotta dai cantieri Baglietto, mentre dal 1941 la produzione beneficiò positivamente dell’introduzione di alcuni modelli tedeschi (più robusti e con migliori prestazioni in fatto di autonomia ed armamento difensivo) modificati. L’altro componente dell’Asse, il Giappone, sviluppò invece relativamente tardi una classe di motosiluranti, derivate nel 1940 da un’unità inglese catturata a Canton nel 1938. La Marina imperiale costruì così nel 1940-1945 circa 250 motosiluranti, un centinaio delle quali di grandi dimensioni, da impiegare anche come unità di scorta/cacciasommergibili; inoltre, ad esse si aggiunsero le Le unità sottili d’attacco proliferarono, al pari che in Germania, in diverse altre Marine impegnate nel conflitto mondiale. unità olandesi (di derivazione tedesca) catturate nel 1942, ed un centinaio di motovedette fluviali costruite per l’impiego in Cina. L’unità impiegata dai Giapponesi per creare una propria flottiglia di siluranti era, come accennato, una MTB (Motor Torpedo Boat) britannica, la cui produzione era iniziata nel 1935: meno riuscite dei modelli tedeschi, con problemi circa l’apparato motore, le prestazioni in velocità, e lo scarso armamento, furono in seguito affiancate dalle MGB (Motor Gun Boat), dotate d’un potente armamento; nel ‘44 entrerà in produzione un modello frutto d’una fusione tra MTB ed MGB.

Le unità leggere d’attacco furono largamente impiegate anche nella Marina sovietica, che creò un’attiva “flotta di zanzare” (“Mosquito fleets”, nella terminologia inglese), che nel giugno ‘41 poteva contare su ben 269 unità simili alle MTB, cui altre 180 se ne aggiunsero durante la guerra, grazie anche al supporto produttivo americano (che fornì centinaia di motori) e quasi settecento vedette di ogni tipo. Più limitato l’impiego delle unità leggere nella U.S. Navy che, flotta a vocazione oceanica per eccellenza, disponeva - allo scoppio della guerra - di appena settanta motosiluranti, costruite nell’ultimo triennio. Dopo il 1941 saranno sviluppati tre modelli: da 78 piedi (PT-71), da 80 piedi (PT-103), e da 70 piedi di lunghezza (PT-368, su progetto inglese); tutti con due/quattro tubi lanciasiluri, e notevole armento difensivo. Tali unità renderanno segnalati servigi in occasione delle campagne condotte in acque ristrette, come a Guadalcanal, o nella battaglia di Leyte dell’ottobre 1944. In aggiunta ai risultati ottenuti dalle motosiluranti tedesche, i numerosi successi ottenuti nelle Marine americana, sovietica, giapponese, italiana ed inglese, portarono ad un notevole sviluppo, nel dopoguerra, delle unità leggere d’attacco (dagli anni ‘60 armate con missili ), solo oggi ridimensionate dalla necessità di disporre di unità tipo OPV (Offshore Patrol Vessel), capaci di effettuare pattugliamenti a largo raggio supportati da elicotteri imbarcati.

il KIT REVELL

ben rifinito e stampato con materiale di ottima qualità, il kit in scala 1/72 è un invito per una trasformazione in modello radiocomandato.
Decido per semplicità di adottare una configurazione efficace e semplice anche se a discapito della fedeltà di riproduzione.
Un solo motore centrale e un solo timone direzionale.

ecco il particolare del miniservo che comanda il timone

il motore alloggiato nello scafo

il modello completato

il ponte di coperta



ED ECCO IL MODELLO IN NAVIGAZIONE












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