26/04/2006 15:38:52 - Bilanciozero |
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Dalla ruota all'intelligenza artificiale passando per la leva il pendolo , la stampa e l'elettricità, la storia delle grandi invenzioni, delle scoperte e delle creazioni è da sempre accompagnata da un pò di follia e di timore. All'ammirazione per l'ingegno, per la capacità, spesso incosciente nell'individuo stesso, di vedere il mondo con occhi diversi, è sempre associato un concetto di diversità, di impossibilità di comprendere i meccanismo logico-razionali che portano una mente a intuire e capire oltre. Certe invenzioni, di una semplicità disarmante e di un intelligenza sopraffina suggeriscono un pensare diverso, una razionalità che appare persino irrazionale. Basti pensare alla vite a brugola, al tappo a corona, o alla penna a sfera. Lo stereotipo un pò luogo comune dello scienziato pazzo è più che mai attuale. La tecnologia ha invaso le nostre vite, rendendo possibili cose che fino a qualche anno fa erano impensabili. Io faccio parte di una delle ultime generazioni che è cresciuta senza il telefonino, senza internet, senza l'email, senza la televisione a colori, senza il walkman, senza il cd, senza il mindisc, il lettore mp3, senza il telecomando, senza l'orologio al quarzo, senza il navigatore satellitare, senza l'ABS..... . Quando era ragazzo non esisteva il mondo digitale, e si viveva in modo diverso. Ma credo che una riflessione vada fatta; anzi due. La prima è che tutta questa tecnologia, oltre a darci possibilità che nemmeno si immaginavano a costi irrisori ci ha un pò reso schiavi, ma sopratutto ci ha isolato, ci ha progressivamente allontanato gli uni dagli altri. Un tempo, ci si telefonava, da casa, o si andava all'ufficio della telecom dove c'erano parecchi telefoni pubblici, per telefonare a casa, per dire alla mamma, " oh va tutto bene" e quante persone ho conosciuto in coda oppure perchè serviva il cambio della moneta. Ora c'è il telefonino, persino per gli appuntamenti, ci vediamo alle 10 nel tal posto e quando siamo lì ci telefoniamo: lo trovo demenziale! quando ero ragazzo avevo un amico che dava appuntamenti del tipo: ci vediamo puntuali fra mezzanotte e le 4 eppure ci siamo sempre trovati senza nemmeno aspettarci troppo. L'altra è che la tecnologia è comunque difficile da capire fino in fondo. La maggior parte degli utenti ne fa un uso che personalmente definisco "analogico", ovvero ne recepisce le procedure funzionali, le procedure operative per farne uso ma non va a vedere e a capire cosa ci stia dietro, e così, al minimo cambiamento, alla minima novità, alla minima differenza: il tasto è blu anzichè verde, si ferma, resta bloccato, e non sa che fare. Quotidianamente sul lavoro vengo interpellato per banalità del genere: dalla collega che mi chiama dicendo che il pc non funziona, solo perchè la finestra di windows le chiede se davvero vuole visualizzare i file della cartella sistema e lei non ha mai visto quel messaggio prima d'ora, al collega che non riesce ad aprire un file perchè l'estensione rtf non viene più riconosciuta dal suo sistema a seguito di una serie di operazioni un pò oscure nella quali "ho sempre cliccato ok senza leggere". Ho più inviti a cena "così mentre sei lì mi sistemi il pc" che inviti dovuti al piacere di vedermi o di stare un pò assieme. Credo che ci sia un pò di autismo, un pò di diversità in tutti noi che capiamo la tecnologia, una profonda diversità se si guarda l'approccio alla fenomenologia. Statistiche alla mano forse si potrebbe addirittura sostenere che la storia della scienza e della tecnica è una storia di disturbati mentali di genio, che preferivano isolarsi in un mondo esatto piuttosto che avere a che fare con quello reale, impreciso e imprevedibile. Ma se è così allora attenzione a chiamarli matti, e a considerarli disagiati. Dovremmo invece ringraziarli, che se decidessero di curarsi magari avrebbero una vita sociale più ricca e gratificante, ma l’evoluzione della scienza di sicuro rallenterebbe un po’. |