La Chiesa Nel Rinascimento

Cappella Brancacci, Firenze Cappella della chiesa del Carmine a Firenze, decorata con un famoso ciclo di affreschi eseguito da Masaccio e Masolino da Panicale.

L’impresa pittorica venne commissionata intorno al 1424 da Felice Brancacci, ricco mercante di stoffe e console del mare, nonché futuro genero di Palla Strozzi. I due artisti vi lavorarono sino al 1427, seppur non continuativamente (Masolino sospese la sua collaborazione tra il 1425 e il 1427; Masaccio forse mancò per alcuni periodi nel 1425, per impegni a Pisa). I lavori inoltre non furono terminati; fu Filippino Lippi, tra il 1481 e il 1485, a integrare le parti mancanti. La decorazione della volta e delle lunette andò perduta durante interventi di rifacimento tra 1746 e 1748, e in seguito a un incendio scoppiato nel 1781.

 

 

 

 

 

 

 

La Cacciata dal Paradiso di Masaccio fa parte del ciclo di affreschi realizzati dall'artista in collaborazione con Masolino da Panicale per la Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine, a Firenze (1424-1427 ca.). Straordinariamente innovativo per il tempo fu il trattamento pittorico della luce messo in atto da Masaccio, che utilizzò il chiaroscuro per definire con efficacia i volumi corporei.

 

 

 

 

 

 

Il programma iconografico del ciclo, finalizzato all’esaltazione del ruolo della Chiesa nel piano di redenzione approntato da Dio, è incentrato sul racconto della vita e dei miracoli di san Pietro, cui sono significativamente premessi i due affreschi del Peccato originale e della Cacciata dal Paradiso. Le scene sono inserite entro un porticato dipinto, di forme classiche; la narrazione si svolge dall’alto verso il basso, alternando gli episodi della parete destra con quelli della parete sinistra.

Masaccio e Masolino concordarono le soluzioni compositive, per evitare profondi scarti stilistici e agevolare la lettura degli affreschi; nonostante ciò appare manifesta la distanza culturale che separò i due soci. Masaccio, sulla scorta dell’insegnamento di Brunelleschi e Donatello, perviene infatti a un linguaggio vigoroso e radicalmente nuovo, pienamente rinascimentale, che recide ogni legame con la tradizione tardogotica: basti considerare l’evidenza plastica delle figure, la rigorosa applicazione della prospettiva, la calda partecipazione al dramma umano. Nelle scene di Masolino, al contrario, le architetture sono fragile cornice a un mondo ancora fondato su valori cortesi di eleganza e preziosità, come testimonia il noto particolare, nella Resurrezione di Tabita, dei due giovani vestiti all’ultimo grido della moda fiorentina.

 

 

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