Concilio di Basilea

 

Concilio ecumenico convocato a Basilea da papa Martino V nel 1431. Morto Martino ancor prima dell’inizio dei lavori, l’assemblea respinse il decreto di scioglimento emesso dal nuovo pontefice Eugenio IV, confermando le decisioni del concilio di Costanza in merito alla superiorità del concilio sul papato. Quando Eugenio, nel settembre 1437, convocò il concilio a Ferrara, l’assemblea si divise: una minoranza, guidata dal cardinale Nicola Cusano, si sottomise ai voleri del papa, recandosi a Ferrara e poi, dopo un anno, a Firenze, dove il concilio si trasferì per sancire, il 6 giugno 1439, la riunione delle Chiese d’Occidente e d’Oriente; la maggioranza restò invece a Basilea, condannando come eretico e scismatico Eugenio, che venne quindi deposto, ed eleggendo antipapa Amedeo VIII di Savoia, che assunse il nome di Felice V.

Colpito da scomunica papale e sempre più osteggiato dai monarchi europei, il concilio di Basilea si sciolse il 24 aprile del 1449, dopo la morte di Eugenio e la rinuncia di Felice, riconoscendo come unico legittimo pontefice Niccolò V, già eletto dal conclave romano il 6 marzo 1447.

 

 

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