Francesco di
Giorgio Martini
Natività di Cristo
1460, Museo del duomo, Chiusi
Questa miniatura proviene dal
convento di Monteoliveto Maggiore ed è considerata dalla critica uno
dei più antichi dipinti di Francesco di Giorgio. Vi si riscontrano
rapporti stilistici con Sano di Pietro, autore di altre miniature
per lo stesso convento a queste date, con il Vecchietta e,
soprattutto nel paesaggio che si apre sullo sfondo, con il contesto
fiorentino di questi anni. La posa del san Giuseppe è stata letta
come alludente alla melanconia.

Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo
1470, Pinacoteca nazionale, Siena
La Madonna e il
Bambino hanno l’attitudine tipica dei gruppi di Francesco di
Giorgio, mentre i santi, più massicci, rievocano i tipi di
Liberale da Verona. Si noti qui la ricchezza della veste del
Bambino, per impreziosire la quale l’artista sfrutta i punzoni
d’oro dell’antica tradizione e il tratteggio dipinto di più
moderna concezione. Una certa debolezza nel trattamento
pittorico delle figure ha fatto sospettare anche in questo caso
la collaborazione tra Francesco di Giorgio, autore certo del
disegno, e l’eventuale “Fiduciario di Francesco”, che lo avrebbe
tradotto in pittura.

Annunciazione
1470/1472, Pinacoteca nazionale, Siena
L’opera appare
stilisticamente molto vicina a Neroccio de’ Landi,
l’artista a cui Francesco di Giorgio si legò a partire
dal 1470, rivelando però nel paesaggio il rapporto di
modelli fiorentini contemporanei (Alessio Baldovinetti,
Andrea del Verrocchio). Giudicata dalla critica come
fortemente diseguale, con elementi più aggiornati (i
capitelli, la posa dell’angelo) accompagnati a una
fragilità d’esecuzione imputabile solo in parte al
cattivo stato di conservazione del dipinto, anche quest’opera
potrebbe essere il frutto di una collaborazione tra
Francesco di Giorgio e un suo aiuto, il cosiddetto
“Fiduciario di Francesco”.
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Natività di Cristo
1475, Pinacoteca nazionale, Siena
Il dipinto fu eseguito
per il distrutto monastero di Monteoliveto fuori
Porta Tufi, a Siena, ed è l’unica opera documentata
con certezza di Francesco di Giorgio pittore. Il
contratto di allogagione, nel quale si specifica che
l’opera “debba essere ornata di tutte quelle parti,
che ricerca una bella tavola fatta da buono
Maestro”, è del 1475: l’anno in cui Francesco di
Giorgio, rotto il rapporto con Neroccio de’ Landi,
si volge con nuova determinazione a modelli
extra-senesi: il paesaggio risente del Baldovinetti,
le figure di Filippo Lippi e di Liberale da Verona.
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Compianto sul Cristo morto
1476/1477, Santa Maria del Carmine, Venezia
Questo splendido
rilievo, proveniente dall’oratorio della Santa
Croce di Urbino, passato poi a Milano con i
francesi alla fine del Settecento e donato a
Venezia a metà del XIX secolo, è un esempio
altissimo dell’attività di Francesco di Giorgio
come fonditore di rilievi, attestata tra l’altro
da alcuni versi del poema di Giovanni Santi, il
padre di Raffaello, scritto a Urbino nel 1490:
“[...] ma gradite/ de lui le lode più che altre
se spande;/ Possa de Istorie nel Bronzo
scolpite.” Tra le figure inginocchiate sulla
destra si individua il profilo
riconoscibilissimo e famoso di Federico da
Montefeltro, che assiste alla scena di strazio
delle Marie, descritta qui con un’enfasi
espressionistica che riprende con evidenza il
Donatello dei pulpiti di San Lorenzo, al quale
rimanda pure il trattamento della materia, che
passa dallo stiacciato degli angeli che si
torcono in cielo al quasi tutto tondo del primo
piano.
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Natività di Cristo
1490/1495, San Domenico, Siena
L’opera è sovrastata da una lunetta
ascritta a Matteo di Giovanni, e
accompagnata da una predella di Bernardino
Fungai. Qui Francesco di Giorgio rielabora
modelli diversi, mostrandosi aggiornato
sulle ricerche stilistiche dei vari contesti
con cui è in rapporto a queste date:
l’ostentata simmetria centrale della
composizione e il motivo dell’arco di
trionfo spezzato al centro rimandano alla
cultura fiorentina, come pure da Firenze
vengono gli angeli, così botticelliani; nei
panneggi del san Giuseppe si sente il
rapporto con Liberale da Verona, mentre i
pastori sulla sinistra, scuri e sinuosi nel
movimento, richiamano Luca Signorelli, con
cui Francesco di Giorgio entrò in contatto a
metà degli anni Ottanta per la costruzione
della chiesa di Santa Maria delle Grazie al
Calcinaio, a Cortona.
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